Qual è lo scopo di uno psicoterapeuta rispetto il paziente che si siede di fronte a lui? Dispensare consigli?
Molti pazienti credono che l’obiettivo ultimo della psicoterapia sia delegare ad una persona (allo psic, appunto) la responsabilità di trovare al posto loro le risposte adatte ad una determinata situazione critica.
Lo scopo primario del terapeuta è quello di ascoltare, conoscere minuziosamente la mappa della persona che si siede di fronte, non giudicarla moralmente e cercare di capire (creando ipotesi che si modificano man mano e prendono forma) i motivi (non le colpe!) che hanno portato la persona a stare male. Una persona che telefona al terapeuta non lo fa per avere una diagnosi o affinché gli somministri un test per capire numericamente quanto si discosta da una media statistica di “normalità”. Lo fa perché ha un’urgenza, un dolore da accogliere e a cui si deve dare un nome per poterlo poi affrontare.
Lo scopo del terapeuta, a seconda del problema riportato, é quello di riordinare gli eventi, creare consapevolezza delle proprie risorse e delle proprie zone d’ombra perché solo alla fine di questo processo la persona potrà raggiungere il cosiddetto “insight”.
Nell’insight il paziente riesce, nello stesso tempo, a riflettere e a verbalizzare la propria esperienza emotiva fino a quel momento non consapevole. “Egli sente che nell’esprimere ciò che sente vi è una maggiore chiarezza, come se all’improvviso tutto acquisisse un senso. Vi è l’integrazione tra l’esperienza emotiva e la cognizione” (Zucconi, 2011).
Spesso, il paziente che prende l’appuntamento con la richiesta di eliminare un attacco di panico non può ancora sapere che esso rappresenta solo la punta dell’iceberg di un problema più profondo e antico, che ha spesso a che fare con idee irrazionali e distorte della visione di sé e del mondo. Spesso l’attacco di panico può nascondere un periodo prolungato di tensione e conflitti: periodo che si può definire “stressante”, per come siamo abituati a concepirlo. Ecco che allora il terapeuta deve con accortezza e professionalità cercare di spiegare al paziente il legame che esiste tra corporeo e psichico, quindi tra attacco di panico visto come sintomo da curare e voce interiore che deve essere finalmente ascoltata. È qui che inizia la psicoterapia, intesa come percorso, più o meno lungo, atto a riconoscere i tasselli del passato che ci hanno portato a manifestare segni di sofferenza. L’attacco di panico rappresenta qui la voce interiore che per mesi, anni, è rimasta inascoltata e soffocata.
Lo psicoterapeuta non fornisce semplici consigli ma aiuta a districare la matassa ingarbugliata fatta di pensieri martellanti e di emozioni più o meno estreme, riordinandoli con l’aiuto del paziente, al fine di creare uno stato di consapevolezza. Ovviamente questa “ricerca di un senso” da sola non basta, ma rappresenta il primo passo fondamentale per iniziare un percorso di crescita e cambiamento.