Federica Merlini

Ansia?… Che Ansia!

Il circolo dell’ansia: come si autoalimenta a partire dalle nostre preoccupazioni e dai nostri pensieri?

Oggigiorno, chi di voi non ha mai sentito parlare di ansia? Tutti, immagino. Ma se dovessi chiedere ad ognuno di voi, che cosa è, “esattamente” l’ansia, si aprirebbe una moltitudine di risposte e pareri: ognuno darebbe una descrizione tendenzialmente diversa, dove il comune denominatore risulterebbe qualcosa che ha a che fare con uno stato di “agitazione”.

Nelle risposte che verrebbero date, ci sarebbero molti esempi, oppure citazioni di reazioni fisiche, anche molto diverse tra loro. Addirittura spesso, mancando esempi pratici, si ricorrerebbe all’utilizzo di figure retoriche (è come se avessi un martello nel petto!… mi sento teso come la corda di un violino!… mi sento il cuore in gola…).
Chi l’ansia l’ha sperimentata, verbalizzerebbe queste affermazioni con una serie di sfumature emotive molto forti, sentite, utilizzando anche la mimica del viso e del corpo per dare maggior enfasi ad una condizione molto spiacevole, e per far comprendere la reale angoscia che l’ansia fa sperimentare a chi la vive. Di ansia non si muore, certo.

Però è un grosso, scomodo fardello che ci portiamo dietro, come un cane frettoloso che si morde incessantemente la coda: più ci raccomandiamo di dover star calmi e di ragionare razionalmente, più la tensione aumenta, aumenta… e ben che vada, questo tarlo si annida lì: nell’incavo tra stomaco e gola, nei palmi delle nostre mani sudate, nelle parole che ci vengono a mancare al momento giusto, nella vista annebbiata e nella rigidità dei muscoli, quando dovremmo essere pronti per la nostra (miglior) performance di sempre.

Ma non finisce qui

La cosa che tristemente ci sorprende e che spesso ci fa sentire “diversi” è che non sempre siamo a conoscenza della causa, dell’episodio scatenante, della scintilla infuocata di tutta questa attivazione fisiologica. Questo perché l’ansia, ci coglie spesso di sorpresa nei momenti in cui siamo in situazione di apparente relax, per esempio la sera, prima di addormentarci. Ecco che allora non riusciamo a dare una spiegazione razionale a quanto ci sta accadendo!

Allora iniziamo a pensare, pensare, pensare (tre pensare di fila equivalgono ad un rimuginare in termini un po’ più tecnici).

Pensiamo di avere dei problemi di salute (un infarto, una colica, la pressione alta/bassa, la labirintite, ecc.), pensiamo che cosa ci può essere di sbagliato in noi (spunto interessante), pensiamo di essere appunto diversi (pazzi, anormali, stupidi e via con tutte le declinazioni). Pensiamo.

Rimuginiamo. Ed ecco che si apre tutto un altro scenario che definiamo “cognitivo” (ciò che riguarda appunto il pensare, il pensiero).

L’ansia e il pensiero. Sono molto legati, così come l’ansia e l’attivazione fisiologica descritta più sopra.

Il pensiero di essere sbagliati, diversi, ammalati, fa aumentare le sensazioni somatiche spiacevoli. Perché? Perché semplicemente ci preoccupa, ci tiene in uno stato costante di allerta, di studio verso noi stessi, ci agita! E più aumentano le sensazioni somatiche, più rimuginiamo (in senso ovviamente catastrofico, ovvio!), creando quello che Beck, Clark e altri autori hanno descritto come “il circolo dell’ansia”.

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Ansia?... Che Ansia!
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Il circolo dell’ansia: come si autoalimenta a partire dalle nostre preoccupazioni e dai nostri pensieri?
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