Breve storia di un delirio

Conosco una signora, abbastanza anziana ma non troppo.

Soffre di una patologia psichiatrica denominata “disturbo paranoide”, indicata nel DSM 5 tra i disturbi di personalità.  Subito dopo, in anamnesi si può notare la dicitura “con dimensione psicotica, delirio e dispercezioni”.

Che cos’è un disturbo di personalità? E nello specifico, cos’è un disturbo paranoide con dimensione psicotica?

Il disturbo di personalità, come suggerisce la parola, è una malattia psichiatrica che coinvolge la persona “in toto”, costituisce un insieme di modalità, relativamente inflessibili, di percepire, reagire e relazionarsi alle altre persone e agli eventi. Tali modalità riducono pesantemente le possibilità del soggetto di avere rapporti sociali efficaci e soddisfacenti per sé e per gli altri.

Il disturbo paranoide in particolare, colpisce tra il 2,3 e il 4,4% della popolazione generale, è più tipico nel sesso maschile e in media si manifesta nella fascia tra i 40 e i 50 anni d’età, anche se può comunque presentarsi fin dalla prima adolescenza (fonte DSM-5, 2014).

La signora di cui parlavo all’ inizio, compatibilmente con la patologia descritta- possiede delle idee di riferimento ricorrenti: teme che le altre persone le possano fare del male (fisico, ma anche psicologico, come umiliarla) e per difendersi da ciò tende a mettere in atto comportamenti prevaricanti, aggressivi o a isolarsi dai contesti di gruppo. L’affettività appare limitata, raramente accetta di farsi avvicinare nonostante conosca le persone del suo circondario: potrebbero, secondo la sua visione, essere tutti dei potenziali “cattivi” che le arrecando qualche tipo di danno.

Una mattina di luglio, mentre ero in sua compagnia fuori in giardino, mi venne spontaneo esclamare: “Ma quanto caldo fa oggi!”, lei prontamente mi rispose: “non dire che fa caldo, altrimenti lo senti: dì che fa freddo”.

Cosa aveva voluto dirmi con questa asserzione, francamente illogica?

Quale tipo di potere potrei possedere per poter cambiare le sorti della temperatura quotidiana, partendo da un semplice pensiero? Queste credenze insolite, tipiche del disturbo paranoide, hanno secondo l’ottica di questa signora, delle basi radicate e irremovibili rispetto qualsiasi messa in discussione razionale. Le voci, che lei sente nitidamente (voce femminile alla quale non sa dare un volto, né un nome) arrivano a lei attraverso la corrente elettrica. Ecco il motivo per cui quando passa nelle diverse stanze della propria abitazione, tende a spegnere tutte le luci. Lo fa per proteggersi preventivamente dal vociare negativo e spesso umiliante che sente, lo fa per proteggersi da questa voce che la perseguita quotidianamente, soprattutto quando è da sola nella propria stanza.

Spegnere le luci, così come evitare di dire -e di sentir dire da altri- “che caldo c’è oggi!” o reagire bruscamente in assenza di riscontri oggettivi, sono modi per difendersi da un’angoscia di fondo e che spesso vengono considerati disturbi comportamentali. Secondo la definizione ufficiale essi sono “condizioni caratterizzate da comportamenti distruttivi e/o pericolosi per l’individuo, gli altri, l’ambiente e ostacolanti l’apprendimento e l’interazione sociale.

La signora, cerca con ogni mezzo di dare un significato alla propria illogica realtà, ovviamente con gli strumenti che ha a disposizione. Spesso questi strumenti sono scomodi, sproporzionati, fuori luogo e negativi: le servono però per non sprofondare in un marasma emotivo che probabilmente si trascina sin dalla più tenera infanzia, dove le sicurezze di base proprie di una crescita psicologica armoniosa, sono venute meno.

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