Quante volte vi è capitato di temere di non essere all’altezza?
La paura di sbagliare è una sensazione che accomuna tutti gli esseri umani. E’ un timore “democratico” – più o meno grave- , che accomuna sia chi soffre di qualche patologia mentale diagnosticata, ma anche chi possiede un “funzionamento mentale sano” , dotato di un buon esame di realtà. Tutti, in un dato momento della nostra vita abbiamo sperimentato la spiacevole sensazione di “temere” o di ricevere effettivamente un giudizio negativo, conseguente ad una nostra défaillance.
Questa paura tocca alcune corde intime del nostro background intimo: il nostro valore personale, l’immagine che NOI abbiamo di NOI STESSI. Il primo giudice, insindacabile e severo delle nostre azioni, siamo noi. Il temuto errore, lo sbaglio, rappresentano in realtà un’opportunità di crescita proprio perché ci permettono di uscire dagli schemi conosciuti che abbiamo ripercorso a memoria più e più volte, impedendoci però di evolvere realmente.
Per anni l’errore è stato visto come qualcosa da punire e ridicolizzare, solamente negli ultimi anni il sistema educativo si è evoluto in direzione opposta: sbagliare è considerato un processo importante nell’evoluzione del bambino (ma anche dell’adulto). L’errore a livello evoluzionistico è stato una tappa necessaria per il processo di crescita dell’essere umano e lo è tutt’ora per ciascun individuo. Nel momento in cui esso diventa spunto di riflessione stimola la capacità di problem solving permettendo alla persona di andare oltre ai “soliti binari” conosciuti e ai rassicuranti concetti appresi a memoria (ma pur sempre limitativi).
A livello neurologico, che cosa accade nel momento in cui stiamo per commettere l’errore per la seconda volta all’interno dello stesso compito? Dal lobo frontale in 0,02 secondi parte un “segnale” che ci avverte che stiamo per sbagliare nuovamente, creando una sorta di “effetto sorpresa”.
A livello sportivo, un’utile testimonianza proviene dal campione di basket Michael Jordan, il quale durante un’intervista disse: “Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di 9.000 tiri. Ho perso quasi 300 partite. Per 36 volte i miei compagni si sono affidati a me per il tiro decisivo… e l’ho sbagliato. Ho fallito tante e tante e tante volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.”.
Alla luce di tutto ciò, possiamo dire che non è poi così scontata la frase che abbiamo sentito ripetere più e più volte “sbagliando s’impara”.