ABC: tre semplici lettere che nascondono una grande risorsa nel campo della psicologia cognitiva. L’ideatore è stato Albert Ellis, il quale intuì l’utilità di questa tecnica nel 1957.
Si usa questa tecnica quando vi è la necessità di fare CHIAREZZA. Chiarezza in che cosa?
Nel riconoscere e definire quali sono i PENSIERI che ci tormentano, quali sono le EMOZIONI corrispondenti che proviamo e quali sono le CAUSE scatenanti di questo turbinìo emotivo. ABC sta per Antecedents (in italiano è intuibile, antecedenti), B Beliefs (in italiano corrisponde a pensieri) e C Consequences (conseguenze, comportamentali o emotive).
Perché risulta così utile prodigarsi nel collocare esattamente i nostri vissuti, su questa tabellina?
Molti direbbero “beh, è facile”, ma vi assicuro che in diversi anni di clinica ho assistito a grandi difficoltà nella presa di coscienza dei propri stati interni. Nella stragrande maggioranza dei casi vi è proprio un blocco nel determinare cosa è “pensiero”, cosa è “emozione” e cosa è “corporeo”.
A antecedenti (situazione in cui mi trovo)
B pensieri (cosa sto pensando?)
C conseguenze (quali emozioni provo? quali comportamenti metto in atto?)
Molte volte ho percepito la totale confusione (e paura) nei pazienti vittime di attacchi di panico, la percezione di non saper gestire gli eventi, il terrore di morire per un attacco cardiaco o di svenire… e alla mia domanda “cosa provava in quel momento?”, loro con gli occhi disperati e straniti come se avessi chiesto loro la combinazione vincente del Superenalotto, mi rispondevano “…mah…avevo un NODO QUI”.
Risulta chiaro come viene travisata completamente l’emozione (intuibilmente, la paura e il terrore) e come si sovrappone -secondo la nostra percezione- con il corporeo, con il “nodo alla gola”. Quando si sperimenta un attacco di panico prende il sopravvento l’angoscia e il pensiero padrone diventa così “sto per morire”, “sto per svenire”. Tutto il resto, nella nostra consapevolezza, è solo corporeo.
L’ABC aiuta quindi a prendere consapevolezza delle proprie emozioni e dei propri pensieri, in particolare dei cosiddetti “short exclamatory sentences”, ovvero quelle piccole frasi tremende, spesso parole isolate, che attraversano il nostro cervello in decimi di secondo e che ci catapultano nel buio più profondo: “non ce la faccio”, “non è giusto!”, “ce l’ha con me!”.
Intuitivamente, possiamo affermare che questi B non sono costruttivi, non ci permettono di uscire dal circolo vizioso emotivo poiché ci portano sempre a sperimentare paura, rabbia e tristezza. Ecco perché a partire dall’ABC è necessario poi (quando abbiamo preso dimestichezza con questo) passare alla cosiddetta ristrutturazione cognitiva. Mettere in discussione i nostri pensieri “disfunzionali” allo scopo di ragionare secondo ciò che “ci conviene” per stare bene e non più secondo ciò che “è moralmente più giusto”. Ma qui ci spostiamo su altri argomenti.
È possibile, anzi, giusto per la nostra qualità di vita mettere ordine e fare chiarezza tra:
- gli eventi che ci capitano,
- la nostra percezione di questi (e ricordiamoci che la percezione nostra è un filtro potentissimo rispetto la verità dei fatti!),
- le emozioni che scaturiscono da questa percezione
- come ci comportiamo di conseguenza
Diversi anni fa nella tesi di laurea, nella pagina prima dei ringraziamenti scrissi una frase, profetica per gli anni a venire e al contempo attuale fonte di ristoro per la mia anima, spesso attanagliata da dubbi e da pensieri che non sempre sono fonte di serenità (ebbene sì, noi psicologi spesso deragliamo come tutti voi!).
La riporto ora come allora, sperando che sia per tutti un aiuto nonché catalizzatore per poter migliorarsi e vivere appieno la vita: “Le convinzioni limitano, il dubbio stimola, la conoscenza rafforza, la consapevolezza illumina”.
-Proverbio zen-